
Capsulite adesiva della spalla o “spalla congelata”
La capsulite adesiva della spalla, detta anche “spalla congelata” (o in termini inglesi “frozen shoulder”), è una condizione patologica che frequentemente trattiamo nel nostro Studio di Fisioterapia e Osteopatia ed è caratterizzata da un’infiammazione della capsula dell’articolazione gleno-omerale. Questa problematica ha caratteristiche differenti dalla tendinopatia della cuffia dei rotatori (di cui abbiamo parlato in questo articolo https://fisioterapiaostia.it/tendinite-della-spalla-e-cuffia-dei-rotatori/) e si sviluppa solitamente in 3 fasi:
La prima fase è quella dell’inizio dell’infiammazione e del dolore acuti, causati talvolta da fattori scatenanti come traumi, tendiniti trascurate, sforzi intensi o ripetuti, mantenimento prolungato di tutori dopo interventi chirurgici. Spesso, però, non è possibile riconoscere alcun evento preciso a cui ricollegare l’inizio dei sintomi e le cause potrebbero essere di origine metabolica o semplicemente sconosciuta. E’ stato visto, ad esempio, che l’incidenza di capsulite adesiva è maggiore nei pazienti con diabete, che a volte possono sviluppare i sintomi addirittura ad entrambe le spalle.
La seconda fase è quella in cui avviene il “congelamento” della spalla, in cui l’articolazione si irrigidisce progressivamente sempre di più creando un blocco meccanico, al punto da rendere impossibile e dolorosi i movimenti di sollevamento del braccio, di apertura e di torsione. Questa fase ha purtroppo una durata molto lunga, anche di diversi mesi se non trattata opportunamente con la fisioterapia.
Nella terza fase abbiamo il miglioramento dei segni e dei sintomi, una graduale ripresa dell’elasticità della capsula articolare e dell’ampiezza dei movimenti, fino alla risoluzione completa.
Fisioterapia e gestione efficace della spalla congelata
La spalla congelata, come abbiamo visto, è una problematica di natura infiammatoria e va trattata come tale. La Tecarterapia in questo senso è un valido alleato per accelerare i tempi dell’infiammazione e drenare il liquido infiammatorio eventualmente presente all’interno dell’articolazione. In alcuni casi più resistenti e dolorosi, a discrezione del medico ortopedico, può essere necessario effettuare delle infiltrazioni articolari di cortisone.
Molto importante, già nelle prime fasi, è mantenere quanto più possibile ampio il movimento passivo e prevenire un irrigidimento eccessivo della capsula, per cui la terapia manuale con il fisioterapista risulta fondamentale. Se già presente la rigidità articolare, la kinesi terapia passiva, in abbinamento con precisi esercizi che il paziente dovrà svolgere anche a casa, è l’unica via per ottenere un graduale sblocco meccanico dei movimenti e accelerarne il recupero. Questo è vero soprattutto per i movimenti rotazione esterna e interna che sono quasi sempre i primi a irrigidirsi e gli ultimi a recuperare, ma che sono così importanti per tante attività della vita quotidiana.
Solo una volta che si è ottenuta una soddisfacente ripresa dell’ampiezza dei movimenti è possibile introdurre esercizi attivi di riattivazione muscolare e rinforzo, necessari dopo un prolungato stop e indebolimento dei muscoli. Questi esercizi però vanno gestiti con attenzione e progressività per evitare infiammazioni e compensi da parte della cervicale e della schiena.
Raramente utile risulta invece il trattamento chirurgico, sia per l’efficacia del trattamento conservativo con la fisioterapia, sia per la spontanea risoluzione dei sintomi, sebbene con tempi lunghi.